Troisi e Gasparrini:due facce della stessa medaglia

Tutti conoscono Massimo Troisi, forse non tutti conoscono Lorenzo Gasparrini, blogger, attivista antissessista e dottore in estetica.

Qualche giorno fa mi è capitato di riguardare in TV e per caso “Ricomincio da tre”, il primo film di Massimo Troisi, viceversa e non per caso, in questo periodo ho letto “Diventare Uomini”, un eccellente saggio di Lorenzo Gasparrini che tratta temi come il sessismo ed il patriarcato in modo critico e molto efficace direi, mettendo in evidenza il fatto che nessuno di noi nasce antissessista ma, piuttosto, occorre una presa di coscienza che possa rendere l’uomo libero dai pregiudizi di questo tipo.

Lorenzo parte anche da un presupposto, quello che questo sistema, il quale non si riduce a mero fenomeno sociale, ma sia ben chiaro che si tratta di un complesso sistema di potere anche politico ed economico, sia da disertare perché viste le notevoli pressioni che convergono per mantenerlo in vita, risulta davvero difficile scardinarlo di punto in bianco o con le sole dichiarazione di intenti che lasciano il tempo che trovano per poi trasformarsi in sterili discussioni di metodo.

Occorre, quindi, mettere in campo ed in modo deciso una diserzione dalle regole del patriarcato e del sessismo, che passi dalle pratiche quotidiane, da un uso di un lessico adeguato, da comportamenti e stili di vita utili a questo scopo, insomma qui c’è da mettersi in discussione in maniera radicale e c’è da mettere in discussione il potere ma, facciamo attenzione, non per crearne un altro, piuttosto per costruire un modello di società che si basi davvero su pari diritti e pari opportunità ed eliminare ogni forma di discriminazione delle diversità, principalmente di genere.

Da qui parto per riportare le mie riflessioni sullo stupendo film di Troisi, rivisto con occhi e prospettiva diversa, certamente non solo grazie alla mia raggiunta maturità ma anche grazie alle aperture che ho ricevuto leggendo “Diventare uomini” e questo nonostante io condivida in toto le posizioni espresse nel testo di Lorenzo, tuttavia quello che poi sfugge a tutti, me compreso, è la pratica sul campo.

Molte cose che diamo per scontate e assunte nel nostro modo di pensare e di essere, poi risultano difficili da applicare; un motivo c’è, senza voler cercare alibi di alcun tipo, ma spesso si viene trascinati, anche inconsapevolmente, in modi di fare che risultano essere aderenti alle logiche del patriarcato e di quel sistema di potere, in quanto gli input dell’ambiente circostante sono molteplici e vanno tutti nella stessa direzione, per cui talvolta per trascinamento, altre volte per non perdere privilegi arcaici, ci si lascia portare dalla corrente : il primo passo credo sia ammettere questo stato di cose per raggiungere la vera liberazione da questa schiavitù, perché di questo si tratta per tutti noi, ingabbiati in stereotipi da cui non ci si riesce a liberare in alcun modo, quasi impossibilitati a mostrare emozioni e sentimenti che non siano in coerenza con quel sistema, insomma una vita di merda!

Massimo Troisi era un grande, sullo schermo portava se stesso, la sua timidezza, le sue debolezze (oddio per il macho contemporaneo mostrare le debolezze è improponibile!), la sua condizione di vita inserita nel contesto sociale, in particolare quello napoletano.

Aldilà dei facili luoghi comuni che concorrono a condire la comicità le battute costruite nella sceneggiatura, questa volta mi sono saltati agli occhi alcuni passaggi del film che raccontano di un giovane napoletano che scappa dalla sua città, ovviamente disoccupato (ecco uno dei luoghi comuni….)ma non per emigrare e qui bisogna cogliere il significato, Gaetano scappava da un sistema, quello patriarcale appunto, il quale gli stava stretto, lui che non aveva nessuna caratteristica per esserci dentro preferisce disertare.

Disoccupato e senza reddito, allora figura emergente socialmente, oggi molto diffusa, caratteristica che mette in discussione il ruolo del “maschio” come sostegno economico alla famiglia, una timidezza amplificata talmente tanto da essere confusa con altre e peggiori caratteristiche, molto sensibile tanto da passare per menefreghista perché i metri di comparazione vengono fatti con gli stereotipi diffusi e conosciuti, quasi impossibile pensare che esista altro in questo deserto di umanità, un vero è proprio uomo fuori dal comune.

Ma poi alcune scene memorabili, per esempio quando, dopo aver saputo che Marta è stata con un altro uomo quando già frequentava lui, decide di partire prendendo a pretesto il matrimonio della sorella (di cui parlerò tra un po’) e nello scambio di battute con Marta è emblematico nelle sue affermazioni quando dice che “noi uomini siamo stati cresciuti con il concetto della difesa dell’onore, bisogna salvare la faccia, le corna….”, qui Gaetano pur mettendosi in discussione, pur provando a scappare da questo sistema diabolico, fa fatica perché intorno si parla un altro linguaggio e si rischia di restare in isolamento come accade a tutti quelli coraggiosi come lui.

Oppure la scena nella quale si sforza di non apparire geloso ma poi scappa in bagno per iniziare un monologo dinanzi allo specchio; mi ha colpito per un motivo particolare quando Gaetano, tra una battuta e l’altra, dice a se stesso che così come aveva fatto lei (Marta), poteva fare anche lui, quindi cercare una donna con cui stare insieme in buona sostanza, ma subito dopo e mostrando tutte le sue debolezze da “uomo nuovo” afferma “e io quando la trovo un altra!!”, mettendo in discussione il ruolo del uomo come predatore, scardinando uno dei pilastri dello stesso patriarcato.

Quando raggiunge Napoli per il matrimonio della sorella che si appresta a sposare un militare dei carabinieri (classica situazione per perpetrare i modelli di potere attuali, l’uomo con il posto fisso e la donna a casa buona a fare figli e crescerli) si nota tutta la malinconia di Gaetano quando guarda attraverso il vetro del ristorante e, secondo me, riflette che quella vita non è la sua, quella vita che induce i suoi amici di sempre a portare in bella mostra ortaggi e frutta a mo di simbolo fallico alla sposa, in una apoteosi di significati sessisti a confermare il potere del patriarcato, intanto sullo sfondo il padre di Gaetano che aspetta il “miracolo” che gli consenta la ricrescita della mano, altro tema scottante toccato da Troisi : la religione che viene canzonata e derisa per la sue influenze negative sulle persone.

Il rapporto che la zia, residente a Firenze, porta avanti con un uomo, rapporto non suggellato dal matrimonio e tenuto nascosto dalla stessa al padre di Gaetano perché altrimenti chissà cosa succede.

Nella parte finale vi è l’estrema sintesi della messa in discussione del sistema patriarcale e delle sue pratiche discriminatorie finalizzate al mantenimento di privilegi e potere; negli ultimi minuti del film Gaetano è chiamato a decidere su qualcosa di davvero pesante, Marta è incinta e non sa chi sia il padre del nuovo essere vivente in arrivo ma chiede al suo compagno di esserlo.

Qui c’è uno scontro forte tra i due, per Gaetano sembra qualcosa di inaccettabile, si becca uno “stronzo” da Marta oltre che un ceffone; lui torna sul divano perso nei suoi pensieri, lei prepara la vasca per un bagno rilassante fino a quando Gaetano si alza, va verso Marta e crea una apertura cercando di trattare sul nome con la esilarante scena finale in cui lui cerca di imporre il nome del padre adducendo improbabili questioni di educazione, il tutto finalizzato a cercare di trovare un compromesso digeribile tra quello che aveva già deciso di accettare e le granitiche regole patriarcali, così, nell’ipotesi che fosse stato maschio, avrebbe salvato la linea ereditaria in quel modo, pur accettando, di fatto, la messa in discussione di uno dei cardini del sistema patriarcale, quello della sicurezza della paternità per il mantenimento del potere.

Massimo Troisi era un grande, lo ha dimostrato in diverse occasioni e forse, nel suo film più gettonato e più bello in assoluto, ci voleva dire proprio quello che oggi Lorenzo Gasparrini tenta di dirci con il suo “Diventare Uomini”; occorre disertare il patriarcato, occorrono nuove pratiche, occorrono nuovi equilibri affinché ci possiamo sentire tutti più liberi e se davvero “il personale è politico” il mio consiglio è quello di leggere il libro di Lorenzo : “Diventare uomini”, magari insieme agli oltri ottimi testi a cui fa riferimento e, perché no, rivedere “Ricomincio da tre” ottimo spunto per mettere in discussione un sistema opprimente per tutti.

ricomincioset10

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